Tredicesima uscita della serie di blog LEI Lightbulb - Capire il valore degli identificativi globali nella lotta alla criminalità finanziaria
In questo blog, Clare Rowley, Head of Business Operations della GLEIF, spiega il motivo per cui il codice LEI si trova in una posizione unica per rafforzare la lotta contro la criminalità finanziaria internazionale e perché l'imminente revisione della Raccomandazione 16 del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) rappresenta un'occasione imperdibile per sfruttare il codice LEI al fine di garantire fiducia e trasparenza all'interno dell'ecosistema dei pagamenti transfrontalieri.
Autore: Clare Rowley
Data: 2023-08-29
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Il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo creano rischi sistemici significativi nel sistema finanziario globale. Le intricate reti tessute da truffatori e criminali per eludere il rilevamento attraversano i confini nazionali e le giurisdizioni legali, sfruttando solitamente svariati istituti finanziari e persone giuridiche. Nell'odierna economia digitale istantanea, tutto ciò espone gli istituti finanziari a costi e rischi crescenti, poiché devono far fronte sia a normative antiriciclaggio (AML) sempre più rigorose sia a una serie di requisiti previsti da liste di controllo e sanzioni internazionali. Questi fattori contribuiscono a dar vita a un ecosistema di pagamenti transfrontalieri minato da costi elevati, scarsa rapidità e trasparenza insufficiente.
La frammentazione aggrava questi problemi. I dati utilizzati dagli istituti finanziari per rilevare e monitorare i flussi finanziari sospetti non sono standardizzati né facilmente utilizzabili e condivisibili e ciò ostacola la collaborazione e limita drasticamente la capacità degli istituti di smascherare reti criminali globali complesse.
L'armonizzazione dei flussi di dati transfrontalieri per superare queste sfide rappresenta una priorità sempre più urgente per gli stakeholder del settore finanziario. In linea con la roadmap approvata dal G20 per migliorare i pagamenti transfrontalieri, il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) ha identificato la condivisione dei dati, la loro standardizzazione e l'analisi avanzata come elementi alla base di iniziative efficaci contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo (CTF) a livello transfrontaliero. In particolare, il Progetto Aurora - un'analisi dell'Innovation Hub della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) - identifica come fattori importanti la «qualità dei dati e la standardizzazione degli identificativi e dei campi dei dati» contenuti nei messaggi di pagamento.
Queste considerazioni hanno implicazioni significative per l'Identificativo della persona giuridica (LEI). In qualità di unico identificativo della persona giuridica universale consolidato a livello globale, il codice LEI si trova in una posizione unica per svolgere un ruolo fondamentale nella lotta alla criminalità finanziaria. Grazie all'aggiunta del codice LEI come attributo dei dati nei messaggi di pagamento, qualsiasi persona giuridica ordinante o beneficiaria può essere identificata in modo preciso, immediato e automatico a livello transfrontaliero.
Il Consiglio per la stabilità finanziaria (FSB) ha approvato il codice LEI per sostenere gli obiettivi della Roadmap per il miglioramento dei pagamenti transfrontalieri e ha chiesto maggiori riferimenti al codice LEI nei pagamenti. Nell'ambito del programma di definizione delle priorità di questa roadmap, il GAFI sta anche rivedendo la Raccomandazione 16. Considerando questo contesto, un'imminente revisione della Raccomandazione 16 del GAFI rappresenta un'occasione imperdibile per sfruttare il codice LEI per promuovere la fiducia e la trasparenza all'interno dell'ecosistema dei pagamenti transfrontalieri.
Capire la Raccomandazione 16 del GAFI
Le Raccomandazioni del GAFI definiscono un quadro completo e coerente di misure che i paesi dovrebbero mettere in atto per contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, oltre al finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa. In particolare, la Raccomandazione 16, nota anche con il nome di “Travel Rule”, mira a garantire che le informazioni di base sull'ordinante e sul beneficiario dei bonifici siano immediatamente disponibili.
Sebbene la nota interpretativa alla Raccomandazione 16 faccia riferimento a nome, indirizzo e identificativi nazionali come elementi importanti da includere nel messaggio di transazione, attualmente non fa riferimento al codice LEI.
Si tratta di un'occasione mancata. Ovviamente gli identificativi nazionali e locali, come i codici commerciali, svolgono un ruolo importante all'interno dei confini e delle giurisdizioni legali, ma sono, per loro natura, intrinsecamente limitati nella loro capacità di far fronte alla crescente complessità e frammentazione associata al commercio transfrontaliero. In questo ruolo, devono essere integrati da un'arma aggiuntiva, ovvero da un identificativo riconosciuto a livello globale, come il codice LEI.
L'opportunità per il codice LEI nell'ambito della Raccomandazione 16 del GAFI
In questo contesto, il codice LEI risolve all'istante alcuni problemi fondamentali. Affrontando il problema delle incoerenze nel modo in cui le persone giuridiche vengono identificate, collegando una gamma più ampia di set di dati e acquisendo relazioni tra persone giuridiche e strutture proprietarie, il codice LEI può offrire maggiore trasparenza, una migliore gestione dei rischi e monitoraggio, reporting e analisi ottimizzati per sostenere gli sforzi volti a contrastare la criminalità finanziaria.
Esistono, ad esempio, oltre 1.000 autorità di registrazione delle persone giuridiche in tutto il mondo e il formato dei rispettivi numeri di registrazione delle imprese varia notevolmente tra i diversi paesi e le varie giurisdizioni. Questa mancanza di standardizzazione nel modo in cui vengono identificate le persone giuridiche rende difficile lo scambio e l'integrazione dei dati su scala globale. In Germania, ad esempio, attualmente non esiste un identificativo univoco che possa essere utilizzato per collegare set di dati provenienti da fonti finanziarie e non finanziarie. Di conseguenza, in molti casi le registrazioni vengono collegate utilizzando un metodo basato sulla ragione sociale/sede legale e sul numero del registro delle imprese delle persone giuridiche interessate. Questo metodo presenta tuttavia molti problemi, come errori nelle ragioni sociali/sedi legali delle persone giuridiche derivanti dalla procedura manuale di inserimento dei dati e il fatto che il numero del registro delle imprese non può svolgere il ruolo di un identificativo univoco. Grazie a un linguaggio e a una struttura comuni per facilitare l'analisi olistica, il codice LEI consente di risolvere questi problemi. Il codice viene inoltre associato direttamente ad altri identificativi utili come il Business Identifier Code (BIC), il Market Identifier Code (MIC) e l'ID OpenCorporates per fornire una visione completa di una persona giuridica.
L'utilizzo del codice LEI come identificativo univoco garantirebbe anche il collegamento delle persone giuridiche appartenenti a database diversi per assicurarne un'identificazione inequivocabile. La Francia, ad esempio, dispone già di un codice nazionale univoco (il codice SIREN), ma può comunque beneficiare del codice LEI come mezzo per ottenere informazioni sulla società controllante diretta e finale e come identificativo univoco per le persone giuridiche di altri paesi.
Parallelamente, gli attributi fondamentali delle persone giuridiche (come amministratori, principali azionisti e assetti proprietari) sono soggetti a frequenti modifiche che richiedono aggiornamenti continui dei dati. In base alla giurisdizione, tuttavia, i cicli di aggiornamento dei dati di registrazione delle imprese variano notevolmente, risultando spesso in informazioni obsolete che minano l'intero sistema. Ciò richiede soluzioni che consentano aggiornamenti regolari e i dati LEI possono essere aggiornati in modo proattivo ogni volta che vengono apportate modifiche o come parte del processo di rinnovo annuale. I consumatori dei dati possono anche tenere facilmente traccia delle modifiche e, se necessario, contestare le informazioni obsolete.
In modo analogo, fusioni e acquisizioni aziendali possono creare strutture aziendali complesse e frammentate che spesso interessano più giurisdizioni. Il codice LEI fornisce una visione cronologica semplice e trasparente di una persona giuridica, oltre a consentire il monitoraggio delle fusioni e delle acquisizioni in corso.
Collettivamente, questi vantaggi hanno varie conseguenze che mitigano i vincoli del commercio transfrontaliero e contribuiscono a contrastare la criminalità finanziaria. Il reporting obbligatorio e i requisiti di conformità/antiriciclaggio possono essere semplificati con maggiore precisione. La gestione dei rischi di controparte e la due diligence risultano migliorate, poiché è molto più semplice valutare e verificare la legittimità di una persona giuridica coinvolta in una transazione. Inoltre, il controllo di supply chain complesse e opache risulta notevolmente semplificato, lasciando a truffatori e criminali in numero minore di posti in cui nascondersi.
Considerati questi evidenti vantaggi e la prevista revisione della Raccomandazione 16, la GLEIF ipotizza che laddove l'ordinante o il beneficiario sia una persona giuridica, un trust o qualsiasi altra organizzazione dotata di capacità giuridica ai sensi del diritto nazionale, il codice LEI dovrebbe essere incluso nel informazioni che accompagnano il bonifico bancario preso in esame.
Impulso del codice LEI in ambito normativo
Una mossa del genere si allineerebbe anche alle iniziative di standardizzazione in corso e, più in generale, allo spirito del settore.
La consultazione in corso da parte del Committee on Payments and Market Infrastructures (CPMI) sui requisiti di armonizzazione per l'uso dello standard di messaggistica ISO 20022 sta esplorando la possibilità de «l'uso di un unico metodo comune e strutturato per identificare persone fisiche, persone giuridiche e istituzioni finanziarie coinvolte nei pagamenti transfrontalieri». Nell'ambito di questa consultazione, la GLEIF si è impegnata a fondo con gli stakeholder del settore e sostiene che l'identificazione degli istituti finanziari dovrebbe essere eseguita con il codice LEI (in combinazione con il BIC), poiché la natura globale di entrambi gli identificatori li rende particolarmente efficaci per identificare con precisione le persone giuridiche sottoposte a sanzioni. La GLEIF afferma inoltre che il codice LEI dovrebbe essere introdotto come identificativo del debitore/creditore nei messaggi di pagamento.
L'iniziativa Progetto Aurora evidenzia chiaramente come l'inclusione del codice LEI nei messaggi di pagamento ISO 20022, se combinato con campi dati aggiuntivi disponibili nei messaggi, potrebbe «contribuire a identificare una gamma più ampia di attività di riciclaggio di denaro che coinvolgono persone giuridiche».
«Il Progetto Aurora dimostra che la qualità dei dati e la standardizzazione degli identificativi dei dati sono strumenti importanti per consentire la condivisione dei dati e l'analisi avanzata necessari per attuare iniziative efficaci contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. L'utilizzo del codice LEI per l'identificazione delle società coinvolte nei pagamenti transfrontalieri migliorerebbe significativamente la capacità di condividere informazioni e consentirebbe di superare le incoerenze nel modo in cui le persone giuridiche vengono identificate attualmente nei pagamenti transfrontalieri». Beju Shah, Direttore del BIS Innovation Nordic Center
Anche il recente regolamento sui mercati delle cripto-attività (MiCA) dell'Unione europea offre un precedente convincente. Il MiCA risponde alla Raccomandazione 16 estendendo ai trasferimenti di cripto-attività l'ambito di applicazione dell'attuale regolamento UE sui trasferimenti di fondi (TFR), adottato per la prima volta nel 2015 e applicabile ai trasferimenti tradizionali di fondi. In base alla versione rifusa del TFR, il Fornitore di servizi per le cripto-attività (CASP) dell'ordinante deve garantire che i trasferimenti di cripto-attività siano accompagnati da diversi dati sull'ordinante e sul beneficiario (per le persone non fisiche) tra cui, aspetto importante, il codice LEI aggiornato o, in sua assenza, qualsiasi altro identificativo ufficiale equivalente disponibile.
Il ritmo dello slancio del settore dietro l'uso del codice LEI nei flussi finanziari è una chiara testimonianza del suo enorme potenziale per il rafforzamento delle difese globali contro la criminalità transfrontaliera. Quanto più ampiamente il codice LEI verrà utilizzato secondo questa modalità, tanto maggiore sarà il valore che offrirà alle autorità di regolamentazione, alle istituzioni finanziarie e alle persone giuridiche rispettose della legge in tutto il mondo. L'inclusione del codice LEI nella Raccomandazione 16 del GAFI segnerebbe un altro passo significativo verso un mondo in cui le organizzazioni criminali che ingannano il sistema vengono rapidamente e facilmente smascherate e la fiducia vitale che sostiene le relazioni commerciali transfrontaliere risulta conseguentemente rafforzata.
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Clare Rowley è Head of Business Operations presso la Global Legal Entity Identifier Foundation (GLEIF). Prima di approdare alla GLEIF, ha lavorato presso la Federal Deposit Insurance Corporation statunitense dove ha diretto progetti tecnologici volti a migliorare i programmi di risoluzione delle crisi bancarie e ha contribuito alla ricerca sui mutui subprime. Clare Rowley ha la qualifica CFA® e ha conseguito un Master of Science in Analisi predittiva presso la Northwestern University.